Per il culto dei Santi Patroni
Nel corso dei secoli molteplici sono state le occasioni per onorare al meglio il luogo di sepoltura dei Patroni.
Sebbene oggi il Succorpo del Duomo risulti notevolmente depredato da un provvedimento borbonico del 1798, dai danni della seconda guerra mondiale e dai furti del 1980 – '81, resta comunque uno dei luoghi di culto più affascinanti del Meridione.
Dalla Platea delle Rendite, annue Risponsioni, e Diritti spettanti alla Sacristia della Chiesa Cattedrale (1749), oggi esposta presso il Museo Diocesano, risulta che nel 1626, quindi 6 anni dopo il deposito delle reliquie nella Cripta, Papa Urbano VIII (1623-1644) concede alla sacrestia della Cattedrale, pro Fabrica, Ornamentis, et Paramentis, la quarta parte del pescato del giorno di festa. Ma a seguito di una richiesta della Cappellania di S. Erasmo, la concessione viene divisa in parti eguali tra sacrestia e& Succorpo (decreto della Congregazione dei Vescovi, 23 agosto 1643). Questo provvedimento venne denominato Quartuccio della Festa, in analogia con quello quotidiano spettante alla SS. Annunziata. Nel 1749 tale gabella, concessa ai signori Erasmo Sorrentino e Carmine Mingiarra, fruttava al Succorpo 121,66 ducati all'anno.
Dalla già citata Platea, si evince come la cappella di S. Erasmo per mezzo dei suoi procuratori, fin dall'erezione della Cripta, concede annualmente alla sacrestia della Cattedrale, nell'anniversario della festa di S. Erasmo, le seguenti cose infrascritte: 110 libbre di cera lavorata; 2 carlini di incenso; 6 lampade; 12 ampolline; 64 stoppini per le lampade e le funi per le campane.
Le 110 libbre di cera concesse alla sacrestia servivano per ornare l'altare maggiore e li due Collaterali e per essere distribuite al clero nei giorni delle festività di S. Erasmo e di S. Marciano (all'epoca divise).
Lino Sorabella